da Quaderni Viola
lunedì 31 gennaio 2011
di Lidia Cirillo
Le vicende legate al Rubygate possono essere commentate da vari angoli di visuale. Franca D’Agostini, filosofa della scienza, lo ha fatto perfino dal punto di vista del logos, analizzando gli pseudo-ragionamenti e le procedure argomentative dei difensori di Berlusconi, giornalisti sul suo libro paghe o persone da lui elevate agli alti ranghi delle istituzioni.
Qui vale invece la pena di soffermarsi su alcuni aspetti del rapporto tra governo e opposizione e sulla discussione che le avventure sessuali del premier hanno aperto nel femminismo.
E’ evidente che Berlusconi è diventato un personaggio scomodo per gli stessi che lo hanno sostenuto e hanno ricevuto benefici dalla sua gestione del potere politico. Un leader che non alimenti un clima di belligeranza totale, non compromesso con la giustizia, con una vita privata più morigerata e con un’immagine meno folkloristica agli occhi del resto del mondo, sarebbe certamente preferibile per le élites economiche di questo paese.
Non da ora ma da sempre la preferenza dei possessori di ricchezze andrebbe a qualcosa di simile a una destra liberale, in un contesto di democrazia formale e con la mediazione di servitori dello Stato disponibili a ritirarsi, dopo aver prestato il loro contributo allo sfruttamento e all’estorsione di pluslavoro. Questa aspirazione si è realizzata solo in casi eccezionali, e comunque mai in tempi di crisi, perché non risolve il problema fondamentale del consenso. Insomma finché Berlusconi lo garantisce, sia pure a suo modo, difficilmente il padronato vorrà o potrà liberarsi di lui. Marcegaglia ha chiarito bene la posizione della sua parte sociale, quando a una domanda di Fabio Fazio in un programma di intrattenimento televisivo ha risposto: un nuovo primo ministro sì, ma solo dopo le elezioni, cioè solo dopo la verifica del consenso che ciascuno schieramento raccoglie.
Poiché è difficile che il presidente del Consiglio getti la spugna ed è facile invece che abbia deciso di vendere cara la pelle, la sua vita o la sua morte dipendono dall’incerto passaggio delle prossime elezioni politiche, in cui egli avrà carte migliori da giocare rispetto ai suoi avversari, prima di tutto l’uso dei media. Non si tratta di arrischiare un’incauta profezia sull’immortalità politica di Berlusconi, che potrebbe alla fine essere travolto dalla sua imprudenza e impudenza. Si tratta di non dimenticare ciò che l’opposizione parlamentare sembra aver rimosso e cioè che esiste una condizione sine qua non per sostituire un governo con un altro, almeno finché una democrazia formale continua a esistere. Continued…
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