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35esimo femminicidio in italia del 2011

da Bollettino di Guerra

Chi è e cosa fa il Bollettino di Guerra? Questo è un bollettino di violenze maschili contro donne e bambin*.

Proseguiamo il lavoro di raccolta iniziato dal Burqa Blog Si tratta di rassegne stampe su femminicidi, stupri, violenza maschile contro donne e bambin*. Finalità (no profit, giusto per sostanziare l’attivismo femminista contro la violenza maschile su donne e bambin*): Analisi comparativa degli articoli, dei titoli, della semantica e dei segni nella comunicazione circa la violenza maschile contro donne e bambin*. Gli scritti per i quali è indicata una fonte diversa da questo blog sono da attribuire alle fonti stesse.

 

#35 – Italiano, poliziotto, uccide con la sua pistola la

sua ex fidanzata

* il maiuscoletto è stato aggiunto in un secondo momento per evidenziare la terminologia che i media utilizzano per spiegare  e giustificare questi femminicidi

DELITTI PASSIONALI: ANCORA UNA VITTIMA, ANCORA UNA VOLTA DONNA

Questa volta ad essere uccisa è stata una donna di 25 anni della provincia di Latina.
La vittima, un’insegnante di 25 anni, madre di una bimba di 6, è stata uccisa a colpi di arma da fuoco dal proprio fidanzato.
Il delitto è avvenuto questa sera a Spigno Saturnia, in provincia di Latina, in una zona appartata, in Via Fornello, una traversa della trafficatissima e pericolosissima statale Cassino-Formia dove il fidanzato della ragazza, una guardia provinciale di 39 anni, dopo che i due sono scesi dall’auto in seguito ad una violenta discussione, ha estratto l’arma da fuoco e ha sparato alla donna colpendola al petto e all’addome.

I colpi esplosi dall’arma della guardia provinciale hanno raggiunto la vittima uccidendola sul colpo.
A questo punto l’uomo ha abbandonato l’arma del delitto accanto alla vittima, con la punta infilata nel terreno, e si è recato con l’auto presso il Commissariato di Formia, a qualche kilometro di distanza dal luogo del delitto, per costituirsi.

I sanitari intervenuti sul posto non hanno potuto far altro che constatare la morte della donna che, dopo i rilievi del caso, è stata trasportata in obitorio dove, sicuramente, verrà sottoposta ad autopsia per l’accertamento delle cause della morte.

Pare che l’arma utilizzata nel delitto fosse la pistola di ordinanza in dotazione alla guardia provinciale.
Si tratta, purtroppo, dell’ennesimo caso di quelli che vengono chiamati comunemente “delitti passionali”.

Fenomeno che sembra non avere fine e particolarmente allarmante vista la vicinanza, soprattutto affettiva, tra vittima e carnefice

http://www.ultimenotizie.we-news.com/cronaca/interna/3994-delitti-passionali-ancora-una-vittima-ancora-una-volta-donna

Latina, rifiuta di sposarlo e lo lascia
Lui la uccide con due colpi di pistola Continued…

Posted in Femminicidi.


I video dell’8 marzo

Ecco le prime immagini della giornata di ieri!

Grazie a tutte e a tutti quelli che hanno partecipato e contribuito alla riuscita delle nostre piazze!

 

 

Posted in Manifestazione.


Disfare il genere è femminismo (?)

(S)cultura da http://www.ideadestroyingmuros.info Istallazione di fili rossi di diverso materiale, principalmente lana e cotone. la figura umana è a grandezza naturale (1,60 cm). la stanza, interamente percorsa dai fili che compongono il corpo, è di 4m X 5m circa e alta 2,20. l'elaborazione della forma si è svolta in un tempo di 4 mesi circa.

 

Judith Butler, La disfatta del genere, Roma, Meltemi, 2006.

Dalla quarta di copertina:

È finita l’epoca del “discorso del genere”? Che cosa resta di un femminismo trincerato dietro l’immobilità di categorie interpretative ormai canonizzate?

PP. 206-207:

Nessuno è nella posizione di poter fornire una visione globale del femminismo e neppure una definizione di femminismo che possa rimanere incontestata. Penso sia corretto affermare che le femministe cercano ovunque di ottenere un’uguaglianza più sostanziale per le donne e un’organizzazione più giusta delle istituzioni sociali e politiche. Ma quando ci inoltriamo in una qualsiasi area, per considerare cosa vogliamo e come potremmo agire, siamo subito messe a confronto con la difficoltà dei termini di cui dobbiamo servirci. Emergono delle divergenze sul significato di uguaglianza, se essa implichi che uomini e donne debbano essere trattati in maniera intercambiabile. (…)

Si potrebbe di certo argomentare allo stesso modo sulla giustizia e sui mezzi per ottenerla. Corrisponde essa a “trattamento giusto”? È distinta dal concetto di uguaglianza? Qual’è la sua relazione con la libertà? Quali sono le libertà desiderate, come vengono valutate? Che dire  poi del disaccordo femminile circa la definizione di libertà sessuale, e della possibilità di una sua formulazione significativa a livello internazionale? A questi ambiti controversi, si aggiugano i costanti interrogativi su cosa sia una donna, sulla possibilità di un “noi” comprensivo, su chi possa dirlo e in nome di chi. Il femminismo sembra confuso, incapace di fissare i termini di un’agenda efficace. (…)

Ci sono molti motivi per disperare, ma credo che queste siano tra le questioni irrisolte più interessanti e feconde dell’inizio di questo secolo. Il femminismo non prevede una gamma condivisa di premesse da cui procedere, in maniera logica, nella costruzione di un programma politico. Al contrario, si tratta di un movimento che procede attraverso una costante rilettura critica delle sue premesse, nel tentativo di chiarire il proprio significato e iniziare a negoziare le interpretazioni conflittuali e l’insopprimibile cacofonia democratica della sua identità. In qualità di evento democratico, il femminismo ha dovuto abbandonare la supposizione dell’esistenza di idee unanimemente condivise, abbracciando la convinzione comune che tutti i valori più cari siano e rimangono questioni politicamente dibattute. Sembra che io sostenga che il femminismo, perso nella riflessione su se stesso, non possa costruire nulla, nè superare questo momento auto-riflessivo per impegnarsi più attivamente nel mondo.

Al contrario, è proprio nel farsi di una prassi politica impegnata che emergono queste forme di disaccordo interno. E vorrei anche sottolineare che resistere al desiderio di risolvere questo contrasto in unità è precisamente ciò che mantiene vivo il movimento.

La teoria femminista non è mai totalmente separata dal femminismo come movimento sociale.

Essa non avrebbe un contenuto se non esistesse un movimento e quest’ultimo, nelle sue varie direzioni e forme, è sempre stato coinvolto nel processo teorico. La teoria è un’attività che non rimane circoscritta all’ambito accademico. Essa prende forma ogni qualvolta una possibilità viene immaginata, un’auto riflessione collettiva si realizza, una disputa su valori, priorità e linguaggio emerge. (…)

Essendo una rappresentante tardiva della seconda ondata, mi avvicino al femminismo con la convinzione che non si debbano accogliere premesse che non siano state dibattute in un contesto globale. E quindi, per ragioni pratiche  e politiche, non è possibile ricavare alcun valore da dispute che costringono al silenzio. Le domande sono: qual è il modo migliore di attuarle  e predisporle il più produttivamente possibile, e agire in maniera da riconoscere l’irreversibile complessità di ciò che siamo?



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Pisa – Disseminiamo l’8 marzo: una città cento piazze. Corpi che lottano

Foto di Aut Aut Pisa

Oggi alla Casa della Donna di Pisa è stato presentato il progetto per la creazione di un 8 marzo diverso, partecipato, rivendicativo, femminista.

La giornata dell’8 marzo è una tappa del percorso nato con la manifestazione del 13 febbraio, che a Pisa ha saputo portare molti contenuti anche di rottura rispetto alle derive perbeniste della chiamata nazionale; ha permesso uno scambio e una collaborazione tra soggetti differenti, ha creato una nuova rete tra individui, collettivi e associazioni che, sulla necessità di mettere in condivisione le proprie lotte ed i propri bisogni, ha trovato nella questione di genere il punto di incontro.

Virginia Del Re, la presidente della Associazione Casa della Donna, descrivendo come è nato e in che modalità si è sviluppato il Comitato delle Donne 13 febbraio, ha spiegato che raccoglie molti percorsi diversi che sono stati presenti e radicati sul territorio da anni e che hanno iniziato un dialogo in rete. La Casa recepisce come dato positivo il fatto che a questo Comitato partecipino anche molt* giovan* e che nello spazio di riflessione si siano inseriti anche gli uomini, intenzionati a rompere con privilegi, stereotipi e modelli realzionali che anch’essi vivono come un’imposizione di una società patriarcale.

La giornata dell’8 marzo, strutturata per valorizzare e portare in piazza queste differenze, crea vari momenti di presenza in città su diverse tematiche tutte collegate dall’elemeno comune del “corpo”, inteso come campo di battaglia. Il titolo di questa mobilitazione cittadina è proprio: “Disseminiamo l’8 marzo: una città cento piazze”. Continued…

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Il corpo delle donne non è della Nazione – Tamar Pitch

da Il Manifesto 26/02/2011

La nazione ha molto a che fare con le donne, ma niente con la loro libertà. Per questo il senso della manifestazione del 13 febbraio, o almeno il senso che sembra esserne stato ricavato in area Pd, è problematico, se non preoccupante. Sia in alcuni interventi precedenti che in molti commenti successivi, donne e Italia, donne e nazione vengono evocate come indissolubilmente legate, così che le donne simboleggiano il vero cuore della nazione (anzi, il suo «corpo»), ciò che la salverà. E del resto che fosse in gioco non soltanto la «dignità delle donne», ma quella della nazione è stato detto esplicitamente più volte.
In questo, ahimé, non vi è nulla di nuovo. Tutti i nazionalismi hanno usato e usano questa retorica, compresi naturalmente i fascismi. Non è difficile capire perché. Le donne, i loro corpi, rappresentano e custodiscono la «tradizione», e insieme ne promettono continuità e futuro. Per questo il dominio su di loro e i loro corpi è essenziale, così come, complementarmente, l’esclusione degli «altri» (maschi) dall’accesso a questi corpi stessi. Sessismo e razzismo (e omofobia) non solo vanno insieme ma sono in certo senso presupposti e risultati della nazione. Continued…

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Disseminiamo l’8 marzo!

Ci siamo trovat* lo scorso venerdì 25 febbraio, in un’assemblea plurale e movimentata.
Come ci eravamo già dett*, dopo la grande e partecipatissima manifestazione del 13 febbraio, si è deciso di fare dell’8 marzo un altro momento di forte visibilità, di disseminarlo di contenuti e popolarlo con i nostri corpi.
Abbiamo ascoltato, discusso e accolto le proposte singole,  di associazioni, gruppi e collettivi.
Abbiamo programmato per la giornata dell’8 una serie di appuntamenti in città (presidi, flash mob, street parade) per ribadire i diritti di tutte le donne, native e migranti, alla libertà, all’autodeterminazione, al lavoro, alla rappresentanza politica paritaria, al futuro.

 

Saremo presenti in città:

ore 7.40-8.15 Scuole Superiori di Pisa- Volantinaggio

ore 9- 10.30 Ospedale S. Chiara- Corpo di donna: salute, corpi, autodeterminazione.

ore 11-13 Coop Cisanello- Corpi precari: donne, lavoro, crisi e consumo.

ore 12 Prefettura- Corpi che contano: consegna al prefetto del nostro “Cahiers de doleance”.

ore 17 Piazza della Stazione- Corpi che arrivano e partono, attraverso i confini: con le donne migranti. Per i diritti, il lavoro, la solidarietà e la pace.

ore 19 P.zza delle Vettovaglie- Corpi visibili e invisibili: diritti, desideri, futuro.

ore 20 Centro Città- Street parade ‘Corpi (s)mascherati, che ballano, che lottano: a Carnevale ogni lotta vale. Continued…

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#1 – Manuale di autodifesa legale nel web e in piazza

Fonte: http://www.riotclitshave.com/

da Femminismo a Sud

Abbiamo pensato, come per il cyberstalking, di proporvi una serie di post che potranno comporre, se lo vorrete, un manuale di autodifesa legale dell’attivista. Lo intitoleremo “L’utile infamità” perché avremo bisogno di riferirci in senso generale a casi concreti per dirvi cosa è meglio che non facciate per rendere vana e rischiosa la vostra attività militante.

I capitoli potranno riguardare il cyberattivismo così come l’attivismo di piazza e altre cose ancora di cui parleremo via via che ci verrà in mente, che vorrete suggerirci temi utili da affrontare.

Abbozzeremo ora i due capitoli già citati (li approfondiremo) e in seguito siamo cert* che ci verrà in mente molto altro di cui parlare.

Cyberattivismo

Il web si compone di tanti luoghi. Oramai molti di più rispetto a quelli che c’erano prima del web 2.0.

C’è stato il tempo di indymedia e ora è anche il tempo dei blog, di twitter, facebook, i social network in generale e altri progetti di comunicazione indipendente.

Chiariamo una cosa essenziale: l’anonimato in rete non esiste. Anche quando usate un account lontano dal vostro nome reale, a meno che non usiate programmi di criptazione e non varchiate mai la soglia dei vari luoghi di socializzazione in web, incluso mailing list in chiaro, social network e varie, in ogni caso non siete anonimi.

Può solo essere più difficile e lungo che siano associati un ip alle cose scritte, ma la rete memorizza tutto e se voi avete scritto con lo stesso indirizzo mail in un tot di liste, partecipato a qualche progetto e usato quell’indirizzo mail per ricevere aggiornamenti dalla newsletter tal dei tali, comunque avete lasciato tracce su tracce e verosimilmente è molto semplice scoprire da dove avete avviato la connessione e infine chi siete. Continued…

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Book bloc connections…

Se la tattica del Book Bloc verrà riproposta, c’è da augurarsi che quegli scudi-libro non subiscano una sotto-connotazione. Non basta scrivere un titolo su un rettangolo di plexiglas, bisogna anche essere consapevoli del mondo di riferimenti che viene evocato.
È una cosa che, anche in Italia, va oltre il Book Bloc. Le donne che, per le tante manifestazioni simultanee del 13 febbraio, hanno scelto come motto «Se non ora, quando?», cioè il titolo di un romanzo di Primo Levi, hanno evocato immagini di resistenza, di dignità umana. E la cosa ha dato fastidio ai detrattori, che hanno parlato di una similitudine «esagerata» tra sessismo italiota e Shoah. Ma la frase, in origine, non è riferita alla Shoah: è tratta da un libro del Talmud, ed è un invito a uscire dalla prigione della propria mente, delle proprie abitudini.

Intervista a WuMing, “I Classici sulle barricate”

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Le donne uccise perchè considerate di proprietà di un uomo – Femminismo a Sud

#28. Sono 28 le vittime della violenza maschile dall’inizio del 2011. 28 donne, bambini, nuovi partner delle donne oggetto di persecuzione da parte di un ex. 28 persone sterminate da uomini assassini.

L’ultima appena ieri. Di sicuro non ne avete sentito parlare, perchè di queste cose non si parla mai.

Solita prassi. Lui la perseguita. Lei non vuole saperne. Lui l’ammazza. Con nove coltellate. Lei, naturalmente, muore. Sola.

E dato che conosciamo bene quei frangenti che separano una donna perseguitata dalla morte sappiamo che mille volte questa ultima vittima si sarà sentita senza via d’uscita, senza alcuna possibilità di chiedere aiuto. E se sei straniera, come in questo caso, il tuo resta un dolore privato perché l’Italia non è un paese per donne. Figuriamoci se lo è per donne straniere.

Prima di Marcela Iordache ne sono morte altre due. Parlano di una esecuzione per vendetta trasversale. Di quelle fatte per punire un uomo di famiglia che si è macchiato di un delitto e che ha dato vita ad una faida.

Stranamente chi ha compiuto la vendetta ha ammazzato due donne, madre e figlia. Gli uomini di famiglia restano integri, a parte le ferite del figlio. Non hanno finito il lavoro? Volevano ammazzare soltanto le donne?

Provo a raccontarvi quello che so delle vendette trasversali di mafia.

Gli uomini sono più spesso quelli che comandano. Quelli che decidono. Quelli che eseguono un delitto. Continued…

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Dalla Casa della Donna di Pisa: andiamo avanti!

Pubblichiamo da una nota fb della Casa della Donna un comunicato di valutazione sulla giornata del 13 febbraio a Pisa che ci fa molto piacere condividere.

Buona lettura!

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Foto da Pisanotizie.it

GRAZIE A TUTTE!! GRAZIE A TUTTI!!

Da ieri nelle strade non facciamo che salutare tutte e tutti, con grandi cenni, e anche le altre ci sorridono, dall’altra parte della strada, qualcuno chiama, ehi, ciao!….un tantino strano, no? O forse ci sembra che tutti ci salutino e abbiamo voglia di ricambiarli con un grande sorriso…… epperò qualcosa è successo davvero : domenica, a Pisa ci siamo ritrovate/i in piazza più di diecimila, giovani e meno giovani, nonne, mamme, figlie, nipoti, come anche figli, padri e nonni, una marea di straordinari ombrelli rossi, rom di Romania e rom di Macedonia, tanti e tante di quegli studenti e studentesse, precari e precarie che nei mesi scorsi sono salite/i sui tetti, hanno riempito i ponti, le piazze, la stazione e hanno lanciato nella rete quella foto, che ha fatto il giro del mondo, con lo striscione No alla Riforma, appeso alla Torre…… Siamo convinte che ci sia un legame forte fra tante idee portate avanti da quel movimento e il desiderio di cambiamento dello stato di cose presente che la manifestazione di domenica, sia pure nelle sue diverse anime, ha espresso nettamente. E di questo legame vorremmo sottolineare la necessità e la forza. Questo desiderio e questa urgenza di cambiare, noi vogliamo fare di tutto perché non solo non vadano dispersi e sprecati in una delle tante evanescenze mediatiche, ma crescano e trovino gambe lunghe e forti per il cammino, e questa volta di nuovo tutte/i insieme.

Certo altri, come ci auguriamo, dovranno fare la loro parte; noi intanto cerchiamo di fare la nostra: il Comitato_donne 13 febbraio si è dato appuntamento per venerdì 18 alle ore 21 presso la Casa della donna in via Galli Tassi 8 a Pisa (per quante/i, per varie ragioni, non possono venire alle 21 terremo aperta la Casa per la discussione a partire dalle ore 18). Valuteremo insieme la manifestazione e le forme e le modalità con cui continuare la mobilitazione. Continued…

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