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“No, mah, sì: ecco perché scenderò comunque in piazza”

da Pisanotizie.it

L’intervento di Emma Baeri, “femminista storica e storica femminista”, fondatrice insieme ad altre della Società Italiana delle Storiche, sull’appuntamento del 13 febbraio. Una riflessione ad alta voce su questa manifestazione e gli appelli che la promuvono: “Non ho firmato nessuno dei due, piuttosto mi sembrava auspicabile una parola pubblica maschile, di genere, esplicitamente separatista che finalmente si assumesse l’onere di una mediazione maschile nel rapporto tra i sessi”.

115535650ffc0bf3fa2be4c0162f519d foto tratta da www.carta.org

Un appello di donne? Nooo….Un altro appello di donne? Mah… Perché, perché sempre noi? Come ai tempi della legge contro la violenza sessuale, “questione maschile” per eccellenza, reato dispari, fuor di dubbio.

Cosa ha mosso “le donne” a farsi ancora una volta carico di una parola civile nel rapporto tra i sessi? Ricostruisco “la scena del delitto” nei suoi tratti essenziali. C’è un gruppo di lavoratrici precarie, a tempo determinato, ma con qualche speranza di carriera: niente di nuovo, più o meno; c’è un datore di lavoro ricchissimo e potente, palesemente disturbato, in gara con la morte, circondato da un nugolo di anziani sporcaccioni e opportunisti: la solita questione sesso-denaro-potere, la storia ne è piena.

Ma per la prima volta c’è un inedito in scena, le ragazze, che occupano lo spazio pubblico con sicurezza, che negano di essere prostitute, che parlano del loro lavoro rivendicandone la normalità. Che abbiano assorbito l’eco di quel grido collettivo di trent’anni addietro, “né puttane, né madonne, finalmente solo donne”? Per quanto possa sembrare stridente penso che anch’esse siano figlie del femminismo, perchè a modo loro hanno rotto quella polarità obbligata, “naturale”, che ha ammorbato per millenni noi e le nostre antenate.

Poi c’è lui, il padrone, tutto rifatto, elmetto in testa e blefaroplastica ingenerosa: se non fosse il presidente del consiglio, se non fosse uno che ha scelto la politica per sottrarsi alla galera, se non abusasse del suo potere giorno dopo giorno, se non irridesse alla Costituzione con disinvoltura, se non fosse quello che ha formato i modelli di genere – come dicono le storiche – delle donne e degli uomini attraverso il suo strapotere mediatico, sarebbe solo un poveraccio (… ho un piccolo cedimento della memoria: come mai nei tempi del centro sinistra al governo non fu fatta una legge contro il conflitto d’interesse? Che qualcuno me lo ricordi, per favore…).

Vengo agli appelli: l’appello “De Gregorio” è quello del mio “Nooo!”, perché le donne non sono un’entità antropologica, indifferente ai contesti politici, ai progetti, alle scelte: sono figlia, mamma, nonna, sorella, ma sono laica, femminista, pensionata, animalista, storica indisciplinata, cittadina infine.

Ovviamente, l’esperienza biostorica delle donne eccede le forme della politica pensate dagli uomini, ma il rischio della trasversalità è che si arretri rispetto a un nuovo patto di cittadinanza tra le cittadine e i cittadini fondato su tutti i diritti conosciuti e su altri da inventare, un orizzonte che non è indifferente ai contesti politici, ai progetti, alle scelte: lo aveva già capito Olympe de Gouges nel 1791. Il secondo appello, quello del mio “Mah…”, mi sembra più attento alle differenze/diversità, ma leggendo le firme il disagio della trasversalità mi ha fatto ancora una volta arretrare: non ho firmato nessuno dei due; piuttosto mi sembrava auspicabile una parola pubblica maschile, di genere, esplicitamente separatista ( poiché implicitamente separatiste sono la politica, l’economia, e tutti i luoghi deputati al potere culturale), che finalmente si assumesse l’onere di una mediazione maschile nel rapporto tra i sessi.

Poi ho parlato con alcune amiche – pisane, catanesi, palermitane – che in forme e parole diverse mi hanno fatto capire che non bisogna perdere di vista la realtà, dove monta un’indignazione di massa delle donne, e mi hanno consigliato di governare una volta tanto quell’attitudine “giacobina” – aristocratica ! – abbastanza comune nella mia generazione politica, che fa volare alto il pensiero, magari stando in poltrona…

Così ho deciso di mettere in gioco una passione barbara, indignata e irridente, a cuore aperto. Non ho firmato, ma camminando senza correre, e sorridendo, il 13 febbraio andrò in piazza, dove spero di incontrare moltissimi uomini.

Emma Baeri

Posted in Pensatoio.



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