Se la tattica del Book Bloc verrà riproposta, c’è da augurarsi che quegli scudi-libro non subiscano una sotto-connotazione. Non basta scrivere un titolo su un rettangolo di plexiglas, bisogna anche essere consapevoli del mondo di riferimenti che viene evocato.
È una cosa che, anche in Italia, va oltre il Book Bloc. Le donne che, per le tante manifestazioni simultanee del 13 febbraio, hanno scelto come motto «Se non ora, quando?», cioè il titolo di un romanzo di Primo Levi, hanno evocato immagini di resistenza, di dignità umana. E la cosa ha dato fastidio ai detrattori, che hanno parlato di una similitudine «esagerata» tra sessismo italiota e Shoah. Ma la frase, in origine, non è riferita alla Shoah: è tratta da un libro del Talmud, ed è un invito a uscire dalla prigione della propria mente, delle proprie abitudini.Intervista a WuMing, “I Classici sulle barricate”
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